La Scapigliata Società Agricola

by admin on 04/11/2016

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Arriviamo nell’agro di Fonteblanda dove si trova l’azienda agrituristica “La Scapigliata” lasciando la S.S.l e introducendoci verso l’interno, lungo la Strada Vicinale dei Bagnacci. Raggiungiamo la cima di una collina dove sorge un complesso di edifici un tempo adibiti a stalle, granai, capanni per attrezzi e pagliai; ci inseriamo tra queste costruzioni sparse e ben distanziate tra loro, per incontrare gli attuali proprietari che ci accolgono con grande calore e ben disposti a spiegarci tutto sulla loro azienda agricola e zootecnica che si estende per piccole colline e vallecole tutt’intorno alle strutture fino a sconfinare nella tipica pianura litoranea della Maremma che prima della bonifica erano formata da paludi impraticabili per buona parte dell’anno.

Ci colpisce la professionalità e l’amore dei proprietari verso il loro lavoro che comprende anche la ricezione turistica per diversi mesi dell’anno; ma soprattutto la competenza e l’originalità con le quali hanno riutilizzato, operando una riconversione delle strutture rustiche rispettosa delle caratteristiche edilizie permettendo l’esatta rilettura dalla loro originale funzione. Tra le strutture destinate alla ricezione colpisce la vastità delle cucine e della zona pranzo ricavate all’interno di un enorme capannone che originariamente doveva ospitare foraggiere e pagliai, macchinari agricoli e grandi quantitativi di prodotti destinati alla conduzione della antica azienda agricola e zootecnica. Infatti ci spiegano che l’antico proprietario possedeva una grande azienda di allevamento bovino.

I proprietari sono degli appassionati di architetture agrarie, ma anche di musica e soprattutto di jazz. Infatti per tutta l’estate ospitano concerti all’aperto. La proprietaria, Aurelia, che è architetto, ha avuto ha voluto valorizzare gli spazi della grande stalla realizzando una esposizione di oreficeria etrusca in una stalla per mucche che per la maestosità della elevatissime capriate di legno, per i materiali costruttivi e infrastrutturali, per l’ampiezza e la fattura delle pavimentazioni, davvero di grande valore, potrebbe essere definito un monumento: sì certo, un monumento all’attività rurale del secolo scorso.

Questa struttura ha subito una riconversione geniale: solo una larga fascia pavimentale centrale è stata posata a terra per eliminare l’incavo centrale della stalla dove si raccoglieva probabilmente lo stallatico che doveva essere ogni giorno destinato al processo di compostaggio e diretto ad ottenere il letame.

Per il resto, dentro questa stalla monumentale tutto è rimasto come era: le antiche infrastrutture come mangiatoie, pavimenti inclinati e scanalati fatti di antico e solido cotto rosso e i robustissimi pilastri di legno che sostengono monumentali capriate di legno.

Il contrasto tra questa struttura rurale e la preziosità della oreficeria etrusca anziché stridere, sublima l’antica vitale funzione rurale dell’edificio. Si tratta della riproduzione fedele per quanto attiene il materiale, l’oro, le forme e le tecniche. Tutto eseguito con la sola attrezzatura di cui potevano disporre gli etruschi. Gli orafi grossetani che hanno realizzato questi pezzi di oreficeria che sono i più belli e i più famosi del mondo e infatti, gli originali si trovano esposti nei più famosi musei in Italia e nel mondo. Siccome gli etruschi non potevano disporre di alcun attrezzo ottico per ingrandire le i microscopici granelli d’oro con i quali realizzavano le decorazioni a granulazione, anche i nostri orafi contemporanei hanno dovuto realizzare queste copie senza l’ aiuto di una lente di ingrandimento e senza superare una temperatura di 400 gradi nella fusione del metallo prezioso.

Dopo la visita alla mostra dei gioielli etruschi ci siamo incontrati nella grande cucina e sala da pranzo con il marito della signora Aurelia, lo chef dell’agriturismo che ha preparato per noi un pranzo tipico semplice e ricco, allo stesso tempo assolutamente speciale!

Abbiamo potuto assistere alle varie fasi della preparazione e fotografare le varie sequenze in cucina fino alla presentazione dell’intero menu che abbiamo gustato mentre ascoltavamo il meglio della musica internazionale selezionata con estrema competenza e gusto.

Il menu ricco e prelibato consisteva in:

  • bruschetta con il nuovo olio d’oliva e aglio
  • antipasti a base di pecorino affinato con vinacce di Morellino e affettati prodotti in azienda
  • zuppa di verdure e di legumi al pomodoro fresco
  • pasta con pomodori e basilico
  • carne di manzo – stracotto maremmano
  • crostata di pesche
  • digestivo – Amaro Etrusco

In azienda naturalmente abbiamo potuto visitare anche le varie colture:

l’oliveto le cui piante pur essendo di varie tipologie sono accomunate dal fatto che i loro frutti sono raccolti in anticipo rispetto ai tempi naturali per una ragione di fondamentale importanza. Per evitare che le olive vengano attaccate dalla terribile mosca olearia che in genere infesta gli oliveti nel mese di ottobre. Per salvare dalla larva della mosca quindi, la raccolta viene effettuata in settembre indipendentemente dal tipo di olivo.

Il vigneto il cui impianto molto giovane, risalente a soli tre anni fa e quindi non ancora pienamente produttivo ha permesso alla famiglia di effettuare al momento solo una micro-vinificazione.

Un orto multi-culturale che accoglie circa 80 piantine tra solanacee, legumi, fragole, verdure a foglia, cucurbitacee e piante aromatiche. Naturalmente, i prodotti orto-frutticoli vengono utilizzati e consumati nella cucina dell’agriturismo.

Molto particolare l’allevamento del maiale nero (incrocio tra la razza Large Black britannica, il Nero dei Nebrodi della sicilia ed il Nero Amiatino locale) di circa 50 cappi adulti e una ventina di maialini già svezzati e tenuti in recinti separati, oltre ai cuccioli ancora allattati dalle scrofe.

Un gruppo di maiali si nutriva all’aperto, ma all’interno di un’area recintate ed altri stavano in piccoli recinti separati, questi ultimi destinati alla prossima macellazione. I maiali vengono macellati quando hanno circa 2 anni e pesano circa 150 chilogrammi.

E’ stata una visita molto interessante e piacevole.

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