Siamo andati verso la Giara, un altipiano nel centro-sud della Sardegna.
Ai piedi dell’altopiano della Giara di Genoni, circondato dalle ampie campagne del sarcidano è situato l’Agriturismo – Fattoria didattica “Cuaddusu e Tellas”.
E’ gestito dai coniugi Sedda, i quali allevano i cavallini della Giara, i vitelli sardi, i maiali, le capre, i polli e le anatre.
Giuseppe e Franca Sedda ci stavano aspettando e siccome l’ospitalità è una caratteristica di tanti sardi, ci hanno accolto cordialmente e ci siamo sentiti subito a casa. Mentre Franca preparava il caffè, Giuseppe ha cominciato a raccontare dei cavallini della Giara.
Anche se l’origine dei cavallini non è chiara, si presume che furono i Fenici ad importarli in Sardegna circa 2500 anni fa e che poi una parte di questi cavallini riuscì a scappare, rifugiandosi sul territorio impervio della Giara, dove potevano facilmente nascondersi; Adesso viene considerata una razza autoctona. In ogni caso è naturale che l’uomo li usasse per il lavoro sin dai tempi antichi e fino a pochi anni fa, infatti, Giuseppe ci ha raccontato che i cavallini, un tempo, venivano usati per separare la paglia dal grano attraverso la tecnica del calpestìo ma, dopo la meccanizzazione, negli anni ’50 e ’60, furono soppiantati dalle trebbie.
Non essendo più utili per questo tipo di lavoro, i cavallini della Giara, dotati di grande agilità ed essendo abbastanza veloci, cominciarono ad essere utilizzati ed acquistati in Sicilia per trainare i calessi ma, sostituiti dalla meccanizzazione anche lì, in aggiunta al fallito tentativo di venderli agli estimatori, a quel punto si tentò di incrementarne la stazza attraverso gli incroci, per poterli vendere ai macelli.
“Fortunatamente” i cavallini, aumentando troppo la loro mole non riuscivano a sopravvivere sulla Giara, per cui potendo raggiungere il peso massimo di 150 kg, risultavano troppo piccoli e poco convenienti per i macellai. Quindi, sono stati liberati e reintrodotti allo stato brado.
Adesso i cavallini vivono in piccoli gruppi e spesso uno stallone forte, vive con alcune femmine e i loro puledri. Sono molto forti e rustici ed anche gli zoccoli sono molto resistenti, una caratteristica molto utile in quest’area pietrosa. A causa della selezione naturale, questa razza porta dei geni di resistenza e di rusticità oramai scomparsi in quelle selezionate. Davvero un serbatoio genetico a disposizione delle generazioni future. Inoltre, sono sempre all’aperto senza ricoveri e in generale, sopravvivono anche se sembra che non ci sia niente da mangiare. Adesso 6-700 cavallini vivono sulla Giara, sfruttano le risorse naturali e non hanno bisogno di cure. Infatti, Giuseppe non ha mai visto una cavallina partorire e ci ha spiegato che l’uomo interviene solo quando un cavallino è debillitato, per decidere se è possibile salvarlo o bisogna abbatterlo.
Un’importante parte di questa azienda è l’ippoterapia, un metodo terapeutico utile ad aiutare, in particolare, i bambini con problemi mentali o fisici. Si usano i cavallini vecchi e tranquilli per quest’attività e poiché sono animali molto intelligenti, hanno la capacità di riconoscere e di adattarsi all’abilità dei bambini. Allo stesso tempo, i bambini hanno sempre lo stesso cavallo cosìcché si sviluppa un rapporto di intesa tra il bambino e il cavallino. I bambini con i problemi fisici devono abituarsi a coordinare i movimenti, e l’equitazione risulta molto utile per la stimolazione dei muscoli delle gambe. Fortunatamente per i bambini, Giuseppe è affezionato ai cavallini per il ripopolamento, e per usare una parola moderna, ha voglia di mantenere la biodiversità.
Purtroppo, i cavallini non hanno gli anticorpi pronti e un cavallo con l’influenza potrebbe contagiare l’intero gruppo, portando quasi ad uno sterminio. Per evitarlo, i cavallini vivono anche a Tancareggia e Foresta Burgos ed è possibile utillzzarli per un ripopolamento.
La Giara è un’ambiente particolare dove c’è poca acqua in estate, ma abbastanza in inverno. Quando piove in inverno, l’acqua si deposita facilmente e diventa un acquitrino, mentre in estate il terreno è totalmente arido. In primavera il terreno è coperto con dei ranuncoli che vengono mangiati dai cavallini. Siccome in quest’area c’è così poco da mangiare, i soggetti più deboli tendono a morire per cui avviene una selezione naturale.
Mentre Franca preparava il nostro pranzo con due di noi, il resto del gruppo si preparava ad andare fuori per vedere gli animali. Un cavallino era all’ombra, vicino ad un albero per evitare le mosche, mentre un gruppo di cavallini appariva dall’angolo della casa e si muoveva verso piccole pile di fieno di fronte all’agriturismo. Tutti erano scuri e secondo Giuseppe i cavallini della Giara “chiari” non esistono.
Abbiamo anche visto i vitelli sardi, una razza bassa, rustica e autoctona. Le vacche producono solo il latte per i propri vitelli e questo latte contiene tanto grasso ed alcune sostanze che non esistono nel latte delle altre mucche. Comunque, il padre di Giuseppe faceva le perette con il latte di questo tipo di mucca. Il mercato non richiede la carne del vitello sardo e non ha un valore pregiato. Anche questi animali vengono allevati per mantenere la biodiversità.
Abbiamo visto anche i maiali, i maialetti, le capre, i polli e persino una tartaruga che dormiva sotto un arbusto.
Poi, siamo tornati all’agriturismo dove abbiamo ricevuto un delizioso e abbondante pranzo a buon mercato.
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