Siamo arrivati a Mogoro e ci siamo diretti alla cantina sociale “Il Nuraghe”. Mogoro è una paese di circa 4400 abitanti, situato nella regione collinare della Marmilla. La storia di quest’area ricca e fertile ha origini molto antiche e ne è testimonianza il polilobato protonuraghe, circondato dall’articolato villaggio di Cuccurada. Il complesso di Cuccurada, da cui la Cantina di Mogoro ha preso ispirazione per la creazione del suo marchio, si trova sulla più alta collina di quest’area; al contrario, la Cantina di Mogoro si trova nella pianura del Campidano, ben visibile dalla Strada Statale 131.
La Cantina è stata fondata nel 1956 da un piccolo gruppo di viticoltori, nel pieno rispetto della tradizione agricola e con l’intento di produrre il vino artigianale di qualità; oggi, quasi 60 anni dopo, 650 soci conferiscono alla Cantina le uve più pregiate, per produrre vini d’eccellente qualità.
All’inizio siamo entrati nell’enoteca, un ambiente accogliente e ben allestito, dov’erano esposti alcuni dei loro migliori vini.
L’orgoglio di quest’azienda è il Semidano di Mogoro DOC, un vino bianco secco, frutto del duro lavoro degli ultimi vent’anni, periodo in cui i soci della cantina hanno messo tutto il loro impegno nel promuovere il recupero di un antico e nobile vitigno che rischiava l’estinzione, fino ad ottenere il riconoscimento della DOC.
I soci coltivano anche altri vitigni pregiati come: Bovale, Cannonau, Malvasia, Monica, Moscato, Nasco, Nuragus, Sangiovese e Vermentino.
Durante la nostra visita, un membro dello staff, ci hanno gentilmente mostrato tutta l’azienda, spiegandoci il percorso delle uve dall’arrivo alla Cantina, fino all’imbottigliamento.
La vinificazione è un processo abbastanza complesso ma proverò a riassumere le parti più interessanti:
Quando le uve arrivano alla Cantina, vengono lasciate cadere in un grande contenitore provvisto di coclee orizzontali, che spingono le uve in una camera dove viene svolta la diraspatura, cioè, viene fatta una delicata separazione tra acino e raspo a cui poi segue la fase della pigiatura e di svinatura.
Da qui, seguono differenti processi per i vini bianchi e i vini rossi.
Per il rosso, durante la macerazione, tutte le parti dalla pigiatura vengono depositate in un contenitore. Nella tranquillità del contenitore avviene la metamorfosi: gli zuccheri contenuti nell’uva fermentando, si trasformano in alcool. Sfruttando l’azione dissolvente dell’alcool e la temperatura (compresa generalmente tra 26 e 30 °C), i pigmenti colorati e le sostanze tanniche presenti nella buccia dell’acino, passano nel mosto. Durante la fermentazione, viene misurata la temperatura del mosto.
L’ultima fase è la filtrazione che viene usata per eliminare eventuali residui di parti solide presenti, per migliorare l’aspetto del vino rendendolo il più limpido possibile. Naturalmente, il vino viene poi imbottigliato ed etichettato o conservato in botti di rovere.
Riguardo al vino bianco, la fermentazione avviene senza contatto tra vinacce e mosto, cioè senza macerazione. Prima, si svolge la pigiatura, poi si effettua la sgrondatura del pigiato, separando così il mosto dalla frazione contenente le bucce, per evitare l’estrazione dei tannini dalle bucce e dai semi. Dopo la sgrondatura, le parti solidi vengono sottoposte alla pressatura; quindi seguono le varie fasi fino all’imbottigliamento.
Questa cantina è veramente grande paragonata alle altre piccole cantine che ho visitato e devo dire che sono rimasto molto colpito dall’ospitalità con cui ci hanno accolto e dalla cura e l’attenzione con cui il personale della cantina ci ha esposto tutte le varie fasi di produzione dei loro vini di qualità.
A conferma dell’eccellenza della Cantina, “Il Nuraghe” di Mogoro, si distinguono i numerosi riconoscimenti premi ed attestati che l’azienda ha ottenuto negli anni.
Visite alle aziende e redazione degli articoli realizzati in collaborazione con la scuola Terramare.