Nella costa centro-occidentale della Sardegna, nell’estremità sud del Golfo di Oristano è situato il comune di Terralba. Risale a circa vent’anni fa’ l’introduzione della fungicoltura nel Terralbese, per via di alcune organizzazioni come l’E.R.S.A.T. Sardegna (Ente Regionale di Sviluppo e Assistenza Tecnica in agricoltura), attraverso la quale si attuò, a carattere dimostrativo, una prova di coltivazione di funghi, alla quale seguirono azioni divulgative e di assistenza tecnica alla produzione. Il primo esperimento venne attuato presso una piccola azienda di Terralba, che richiamò l’interesse di molte aziende orto-serricole dell’isola interessate al settore, che ben presto si trasformarono in moderne aziende operanti in funzionali serre fungaie.
Noi siamo andati in una zona poco distante da Terralba, per incontrare Giancarlo Sesuru e sua moglie che ci hanno gentilmente mostrato le serre dove coltivano il Pleuroto (Pleurotus Ostreatus), più comunemente conosciuto con il nome di orecchione o fungo ostrica, per via della sua forma. Il compost per la coltivazione del pleurotus ostreatus, viene preparato con paglia, tutoli di mais ecc. e una volta pastorizzato, viene inoculato meccanicamente il micelio ( il corpo vegetativo dei funghi, formato da numerosi filamenti intrecciati).Una volta preparato il compost, viene inserito con apposite macchine, in sacchi di polietilene provvisti di fori (attraverso i quali i funghi possono fuoriuscire per svilupparsi); ottenendo così una balla del peso di circa 25 Kg.
Queste balle arrivano al signor Sesuru, già pronte per essere collocate in serra, dove sono protette dal sole e mantenute a temperatura ed umidità costanti, mediante un sistema meccanizzato di ventole che all’occorrenza, estraggono l’aria calda dall’ambiente interno e attraverso un pannello “cooling”, dove passa acqua (quindi umidità), per raffreddare l’interno delle serre quando necessario.
Per coltivare i funghi, è necessario ricreare le condizioni dove crescono, cioè in un clima mite, con poca luce, alta umidità e poca anidride carbonica.
Il Sig. Giancarlo coltiva i funghi da 30 anni dopo un incontro con il Prof. Ferri (docente e direttore dell’Università di Bologna e massimo esperto nazionale del settore).
Quando siamo entrati nelle serre del signor Giancarlo, ci siamo trovati di fronte ad una numerosa quantità di balle, disposte ordinatamente in filari e seguendo un particolare criterio di sovrapposizione delle stesse, per poter usufruire al meglio dello spazio a disposizione.
La prima fase del ciclo di coltura, inizia con l’incubazione che ha una durata variabile tra i 25 e i 35 giorni; durante questa fase, il sacco si gonfia e il micelio invade tutto il compost trasformandolo in una massa bianca e compatta. La temperatura ideale durante l’incubazione è di 27-28°C e dev’essere mantenuta il più costante possibile, altrimenti il micelio rallenta il suo accrescimento.
Il signor Sesuru, misurava, con dei termometri inseriti nel compost, la temperatura ed il livello di anidride carbonica e di ossigeno fino a 10 volte al giorno perché, ci ha spiegato, che è molto importante tenere sotto controllo questi valori altrimenti c’è il rischio che i funghi non crescano o che non si sviluppino. Il micelio non deve subire sbalzi di temperatura.
L’incubazione dura circa 12 giorni e al termine di quest’ultima, le balle vengono disposte in posizione di produzione. Durante questo periodo (la cui produzione si realizza in varie riprese, fino ad un massimo di 8 settimane), i funghi vengono raccolti e messi in una camera fredda per essere confezionati in vaschette e trasportati nei vari supermercati della Sardegna.
Il Sig. Giancarlo ci ha gentilmente mostrato anche un’altra coltivazione dello stesso tipo di fungo, ma in una serra priva di impianto di ventilazione, spiegandoci che la coltivazione controllata, accelera certamente l’incubazione dei funghi, ma lasciando fare tutto alla natura, secondo lui, la qualità del prodotto è più alta paragonata alla fungicoltura forzata; (sempre però contando il fatto che la quantità di produzione è molto più bassa).
Una volta completata la fase di produzione e raccolta dei funghi, tutte le serre vengono sottoposte ad un’accurata pulizia e disinfestazione degli ambienti e delle attrezzature, per poter procedere con una nuova coltura.
Per quanto riguarda lo smaltimento delle balle: vengono utilizzate come letame o come biogas.
La visita presso l’azienda «Fungaia» è stata per noi una cosa nuova e ringraziamo il Sig. Giancarlo e sua moglie per la loro disponibilità e per averci permesso di conoscere questo tipo di coltura.
Visite alle aziende e redazione degli articoli realizzati in collaborazione con la scuola Terramare.