Il Consorzio Pesca di Santo Stefano conta circa 30 pescatori associati.
Siamo andati al porto di Santo Stefano per vedere come il pesce viene al momento dell’attracco dei pescherecci al porto. Tra le ultime ore della sera, al tramonto, appena giunti al molo dell’approdo abbiamo potuto osservare il lavoro di smistamento dei pesci per tipologie, famiglie dimensioni e qualità diverse. Il pescato già smistato era sistemato nelle bianche cassette subito dopo il nostro arrivo.
Dalle paranze (così sono chiamate le barche dei pescatori) il pescato smistato e classificato in 3 classi: prima, seconda e terza, viene trasportato in una sala molto ampia dove si svolge l’asta.
Le varie cassette piene di una grande varietà di pesce: dal pesce azzurro come lo sgombro alle pregiate triglie e al misto di paranza, più variegato e meno pregiato (ma considerato una prelibatezza per gli amanti del famoso “fritto misto”); dai rossi gamberoni considerati di prima qualità alle grandi razze; dagli scampi ai moscardini; tutta questa varietà ordinata in file di cassette disposte poi su montacarichi da presentare ai concorrenti all’asta venivano quotate di volta in volta a seconda della classe e della famiglia del pesce dall’esperto “Astatore” che fissava il prezzo massimo corrispondente a quel determinato tipo di pesce considerato di “prima” e quello minimo corrispondente allo stesso genere di pesce classificato come di “terza qualità. Tutti intorno al montacarichi proposto di volta in volta, i concorrenti dell’asta, provenienti da diverse città d’Italia, si apprestavano a valutare le proposte e a fare di volta in volta le loro offerte. Si tratta di acquirenti all’ingrosso che poi non vendono direttamente le partite di pesce acquistate, ma che svolgono la funzione di mediatori tra i pescatori e i dettaglianti come pescherie o ristoranti, privati acquirenti o banconieri dei mercati generali.
Tutt’intorno alle cassette che ancora aspettavano d’essere quotate c’era un gran parlare e gesticolare nella grande sala dove via via le partite di pesce disposte in tre differenti file sui montacarichi trovavano i loro nuovi proprietari che se le aggiudicavano lanciando l’offerta più alta.
Dopo di che, le varie quantità del venduto venivano chiuse in teli di plastica ed etichettati con i nomi dell’acquirente, la data, il peso ed altri dati che venivano poi inseriti anche nel computer. Dopo queste operazioni evidentemente necessarie per garantire i consumatori oltre che gli acquirenti venivano regolarmente pagate dagli offerenti per poi essere trasportate dagli stessi verso le diverse destinazioni ed i vari mercati d’Italia.
Durante le varie offerte lanciate dagli acquirenti l’astatore a seconda dei casi provava a rilanciare, puntando più in alto ed infine, il pesce per il quale non si raggiungeva un’adeguata offerta veniva spostato dal montacarichi dell’asta ad un altro montacarichi per essere trasportato e chiuso in teli adesivi di plastica dopo di che le cassette venivano colmate di ghiaccio.
Il pesce non venduto è destinato al mercato locale, ai ristoranti dei dintorni, ai proprietari dei banchi di vendita lungo il porto, ma anche al singolo acquirente locale.
L’asta è quasi un rito che si prolunga fino a quando tutto il pesce non trova l’immediata collocazione nel mercato. Naturalmente, trattandosi di un prodotto da consumarsi fresco, tutte le operazioni si svolgono con la massima precisione, decisione e efficienza. Queste sono qualità che non possono mancare all’ l’astatore, ai pescatori, ai concorrenti e a tutte quelle persone che lavorano in questo settore perché il pesce è un prodotto da consumarsi fresco.