La Selva, un’azienda dove si pratica l’agricoltura e non solo. In trent’anni di sperimentazione e di sviluppo graduale è riuscita a ricostituire un ciclo biologico chiuso che potremmo definire perfetto.
Le mucche allevate sono di razza Chianina, questo nome, è dato dal luogo dove vengono tradizionalmente allevate, cioè la Val di Chiana: e’ la stessa razza che usavano i Romani per la carne, non per il latte. I vitellini nascono a La Selva e vengono nutriti dalle loro madri per 6 mesi. Dopo, il sesto mese vengono separati e tenuti in un recinto dove ha inizio lo svezzamento. In questo periodo possono incontrarsi con le madri senza subire lo stress del distacco dalla mamma. L’assenza dello stress dovuto al brusco distacco dalle madri va anche a beneficio della qualità della carne, destinata al mercato. Sia le mucche che i vitellini vivono al riparo sotto una tettoia ma sono liberi di uscire dai recinti e andare a pascolare nei prati dove trovano generalmente l’erba medica e il trifoglio. Nelle mangiatoie al riparo possono trovare del fieno misto ai cereali e alle legumi. Tutti i mangimi sono rigorosamente biologici. In ogni caso, gli animali non sono sottoposti a nutrimento forzato finalizzato al raggiungimento del peso di macellazione in tempi minimi. Infatti, la crescita segue il naturale processo. Così che, tra di 12 e 18 mesi le loro carni sono nel mercato.
L’allevamento bovino è formato da circa 25 capi: le fattrici sono 15 e vivono fuori tutto l’anno; i tori utilizzati per la monta sono due; il restante è formato dei vitelli. Dunque, i tori vengono sostituiti ogni 4 anni per evitare la riproduzione tra consanguinei: le vitelle destinate alla riproduzione diventano feconde alle 4 anni, quindi, e fondamentale importanza evitare che vengano fecondate dallo stesso toro che ha generate.
Accanto all’allevamento delle vacche l’azienda sta sperimentando l’allevamento delle pecore di razza Appenninica che ultimamente diventano sempre più rare. Le pecore sono lasciate allo stato grado, pascolano sui terreni appena mietuti. La pecora Appenninica proviene dal centro d’Italia e viene utilizzata per la carne. Quindi gli agnelli vengono allattati dalla madre fino allo svezzamento dato che il loro latte non è utilizzato industrialmente.
La maggior parte della produzione dell’azienda La Selva è destinata al mercato italiano, una piccola parte è anche destinata al mercato estero (principalmente Germania) . Solo 10% del prodotto orto-frutticolo è destinato alla trasformazione e alla vendita diretta nell’azienda stessa.
Dall’allevamento bovino non solo si ricava la carne, ma si utilizzano anche i liquami e il letame che vanno ad arricchire il terreno delle sostanze minerali necessarie alle colture.
Altri elementi integrativi del suolo provengono dalle colture che si alternano a intervalli annuali o bi-triennali per un arco di tempo di 7 o 8 anni, secondo il sistema della rotazione agraria. Attraverso questo sistema si evita l’impoverimento del terreno e le colture che subentrano alle precedenti traggano le sostanze nutritive arricchite dei minerali lasciati nel suolo, dalle prime Non si rende necessaria, quindi, l’utilizzazione di concimi chimici.
Anche gli antiparasittari chimici, usati nelle colture tradizionali per combattere le malattie provocate dai parassiti, sono sostituiti dagli insetti che si annidano numerosi ai bordi dei campi coltivati dove, lungo i fossi che segnano gli antichi confini, sono presenti nicchie di macchia mediterranea e boscaglie. Uno di questi insetti è, per esempio, la coccinella: questa si nutre dei pidocchi che possono infestare le colture di carciofi, dei legumi, ecc.
In questo processo di produzione biologica, gioca un ruolo di primo piano la morfologia del paesaggio che conserva il profilo originale, costituito da morbidi rilievi e piccoli avvallamenti ricoperti dalla vegetazione spontanea.
L’azienda ha un estensione di 450 ettari suddivisi in varie colture: frutteti, cereali, legumi e foraggi. Sono presenti anche appezzamenti anche coltivate a vite e a olivo. In alcuni vigneti accanto alle vite è stato reintrodotto l’olivo come la tradizione insegna si tratte di due colture nonconcorrenziali, ma simbiotiche: l’olivo rilascia elementi di arricchimento al suolo e la vite trova in questa coltura una protezione contro il vento.
Visite alle aziende e redazione degli articoli realizzati in collaborazione con la scuola Terramare.