Guardando una mappa della regione intorno ad Oristano, possiamo distinguere il Golfo di Oristano verso ovest, alcuni canali e piccoli stagni, ma soprattutto lo stagno di Cabras a nord ovest di Oristano e quello di Santa Giusta a sud. L’uomo ha abitato in quest’area per millenni, lasciando come testimonianza del suo passaggio i nuraghi, le antiche tombe, ma soprattutto i resti dell’antica città di Tharros situata esattamente all’estremità sud della penisola del Sinis. Una delle ragioni che ha sicuramente spinto l’uomo ad insediarsi in quest’area della Sardegna, dev’essere stata l’abbondante vita marina presente in questa regione. Infatti, fino a pochi anni fa, la pesca intorno ad Oristano era la più ricca d’Europa, purtroppo però, negli ultimi anni è diminuita tanto, soprattutto a causa dell’industrializzazione e dei cambiamenti della natura.
Andando verso Oristano e superato qualche edificio industriale, abbiamo dovuto chiedere indicazioni più precise per trovare la peschiera di «Pesaria». Appena arrivati, abbiamo visto il canale di Pesaria, un canale costruito negli anni 50, tra il Golfo di Oristano e lo stagno di Santa Giusta. Il canale è attraversato da un ponte di calcestruzzo che presenta diverse aperture per consentire ai pesci il passaggio verso lo stagno. La pesca viene effettuata con la sciabica, ossia un’apposita rete che serve ad accompagnare i pesci, sfruttando la corrente, in vari ambienti chiusi detti «calici» dai quali poi il pesce viene prelevato. Anche se ai giorni nostri è disponibile tanta attrezzatura moderna, i pescatori della peschiera di Pesaria, catturano i pesci in modi non tanto differenti da quelli dei loro bisnonni. Fin dai tempi antichi, l’uomo sapeva di dover sfruttare l’alta e la bassa marea per la cattura dei pesci e tale sistema viene utilizzato ancora oggi nell’attuale peschiera per cui, i pescatori di Santa Giusta stanno mantenendo una tradizione antichissima.
I pesci si spostano dal mare allo stagno durante la bassa marea e viceversa durante l’alta marea quindi, in base alle circostanze, vengono convogliati in calici differenti. Quando siamo arrivati, c’era il deflusso della bassa marea e due pescatori che erano parzialmente immersi nel canale, dopo aver chiuso gli sbarramenti, stavano trascinando le reti contro corrente, tirandone le estremità opposte quasi a formare un semicerchio. In questo modo spingevano i pesci a nuotare verso le camere della morte dove con i coppi (una piccola rete con un manico), i pescatori li estraevano dall’acqua deponendoli nelle bacinelle. Questo modo di pescare è appunto la pesca con la sciabica ed è veramente una pesca antichissima.
Per catturarli, Giuliano, uno dei pescatori, nuotava con una maschera intorno agli occhi ed oltre a servirsi dei coppi, spesso riusciva a catturare i pesci semplicemente con le mani. Un po’ sorprendente dato che i pesci sono viscidi, in particolar modo nell’acqua. C’era anche una camera sott’acqua, dove i pescatori erano riusciti a far convogliare un gran numero di pesci che Giuliano insieme agli altri ha poi caricato su una barca. Dopo aver finito la pesca, hanno preso la bottarga dai muggini, che però, ci hanno spiegato, non viene venduta ma viene divisa tra i pescatori perchè in minime quantità. Gli altri pesci invece, dopo essere stati smistati in base alla specie, sarebbero stati caricati su un camion frigo per poi essere destinati ai consumatori.
Secondo i pescatori, le specie ittiche più numerose sono: muggini, orate, spigole, sogliole, saraghi, triglie, e occasionalmente anche seppie, polpi, anguille, cozze, granchi e arselle. Abbiamo anche ricevuto una piccola lezione su come capire se un pesce è fresco oppure no. Bisogna innanzi tutto guardare la parte interna delle branchie e vedere se sono rosse, in tal caso il pesce è fresco. Poi bisogna guardare gli occhi perchè dopo il secondo giorno si forma un velo, indice non più di freschezza. Inoltre, bisogna stare molto attenti alle sfumature dei colori che sono molto vivi quando un pesce è veramente fresco.
Come descritto precedentemente, e come confermato anche dagli stessi pescatori della peschiera di Pesaria, la pesca non è più così abbondante come in passato ma, si stanno effettuando degli interventi, grazie anche alla collaborazione dei biologi dell’università di Sassari, atti proprio a migliorare le condizioni di salinità e di ossigeno dello stagno.
Un video dai pescatori di Santa Giusta.
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