Arriviamo all’azienda Borgo Ciro dopo aver lasciato la Strada Statale Aurelia uscendo nella stradina parallela che passa alla base della collina ricoperta dall’alta macchia mediterranea dove, tra il verde argenteo degli ulivi e quello intenso dei lecci, spuntano le sculture del “Giardino dei Tarocchi” realizzate dell’artista Niki de Saint Phalle.
Non è stato facile arrivarvi, ma con l’aiuto degli abitanti locali e dopo un buon numero di curve che abbiamo superato proseguendo per strette viuzze, finalmente siamo arrivati in un angolo speciale di paradiso dove si trova l’azienda vitivinicola biologica denominata “Borgo Ciro”. Il titolare, Sebastiano Bianca ci riceve con squisita quanto connaturata gentilezza.
Mi sentivo come catapultato in uno spazio lontanissimo da qualunque altro paese: l’aria fresca, gli spazi liberi e qualche rara casa qua e là tra la macchia e i campi coltivati; le prospettive spaziali create dai lunghi filari di vite, davano un’idea di un veloce e salvifico allontanamento dal mondo reale. In realtà eravamo solo a 8 chilometri dal Mar Tirreno.
Secondo Sebastiano, quest’area è una zona straordinariamente sana e come descritto sul suo sito web: “ Le analisi del terreno ne confermano la sua idoneità alla coltivazione della vite; un terreno immerso tra i boschi della macchia mediterranea consente all’uva di assorbirne le varie profumazioni”.
Aggiungiamo che questa è anche una zona atta a garantire un’alta qualità della vita umana.
Adesso Sebastiano è in pensione e finalmente può dedicarsi a quella che è la sua antica passione: la coltivazione della vite e la produzione del vino. La sua passione quindi è nata già 35-40 anni fa e per questo ha letto tanto materiale sui vini, laureandosi infine all’Università di Bordeaux. Comunque, anche se la teoria è di fondamentale importanza, la pratica è veramente un’altra cosa, secondo Sebastiano.
Prima di riuscire ad abitare stabilmente in questa casa ci sono voluti almeno 6 anni. Sebastiano e sua moglie avevano deciso di comprare questo terreno da tempo e concludono il contratto nel 2002, ma tra l’acquisto è l’entrata effettiva nel pieno possesso passano almeno 2 anni. Altri due lunghi anni sono stati necessari per restaurare la casa e infine ancora due anni per arrivare a raccogliere i prodotti della vigna e dell’oliveto. La produzione del vino e dell’olio quindi parte solo nel maggio del 2006.
La vigna ha un’estensione di 1 ettaro e dall’uva raccolta si ricavano 3 tipi di vini, tutti rossi: Sangiovese in purezza, un blend costituito per il 50% da Sangiovese; il 30% da Petit Verdot e il 20% da Barbera e, inoltre, si produce un tipo di vino rosato ottenuto da una combinazione tra Sangiovese e Barbera.
Tutti i vini sono da alta qualità e tutti sono DOC.
Per ottenere dei prodotti di ottima qualità, due professionisti, un agronomo e un enologo lavorano a pieno ritmo nell’azienda.
La coltivazione è biologica, pertanto, per proteggere le piante dagli attacchi dei vari tipi di insetti si usano sostanze naturali come lo zolfo e il rame. Sono necessari 5 kg di rame e 5 litri di acqua per un ettaro di terreno.
Per contrastare la mosca olearia, sulle foglie degli ulivi si applica il caolino, una sorta di argilla bianca che si usa anche per produrre la porcellana. Il caolino ricopre le foglie con il suo colore bianco rendendole così non identificabili dalla mosca. Naturalmente, se dopo aver dato il caolino, arriva la pioggia, il lavoro deve essere ripetuto. Si aspetta che le foglie si asciughino e si cosparge nuovamente la pianta.
Durante la nostra visita, due operai stavano vendemmiando, tagliando manualmente l’ultima uva ancora rimasta sui tralci. L’uva ad essere raccolta per ultima viene dalla Borgogna e si chiama Petit Verdot. E’un’uva che matura molto lentamente!
Al di sopra della fattoria si erge una collina sul cui versante non ricoperto dalla macchia mediterranea, si possono vedere i filari degli uliveti costituiti da circa 800 piante di 5 varietà diverse, i più vecchi sono stati piantati quasi 70 anni fa, agli inizi degli anni ’50; gli altri sono stati piantati nel 1988. Circa un decimo di queste piante sono originarie della Maremma. Quest’azienda ha un accordo con un frantoio affinché le proprie olive vengano trasformate entro le 12 ore dopo che sono state raccolte, una cautela che insieme alla pronta trasformazione aiuta ad evitare la fermentazione delle olive è quella di riempire le cassette con le quali si trasportano solo per metà. In azienda si producono 1000-3000 litri d’olio all’anno, suddivisi in due tipi.
Sia la raccolta dell’uva che la raccolta delle olive si svolgono assolutamente a mano.
La produzione viene venduta principalmente ai ristoranti locali; 2 volte all’anno, si fa un buffet e una degustazione qui in azienda.
Abbiamo potuto visitare anche la cantina dove gli acini si trasformano in vino attraverso un lento e complicato processo. Questa azienda usa una deraspatrice per distaccare gli acini dai raspi. Poi, gli acini vengono sottoposti alla pigiatura.
Dopo qualche giorno da tale operazione, mentre il mosto sta fermentando, si pratica il rimontaggio: un procedimento attraverso il quale il mosto viene pompato dalla parte inferiore alla sommità della vasca dove si trovano le vinacce che contengono il colore, il tannino ed aromi naturali. In questo modo, il mosto assorbe le sostanze necessarie alla continuazione del suo processo di trasformazione dalle vinacce, ma non solo, con il rimontaggio si crea un flusso circolare che permette l’ossigenazione del mosto. L’ossigeno contribuisce a completare il processo di fermentazione alcolica (trasformazione degli zuccheri in alcool.
Giornalmente si deve misurare il livello dello zucchero e quando si avvicina allo 0% si lascia riposare il mosto per 3 giorni, dopo si misura ancora con un altro strumento a più alta sensibilità. Quando si rileva che non ci sono più residui di zucchero si comincia l’operazione della «svinatura», cioè, la separazione del vino dalle vinacce.
Il vino in questa azienda viene lasciato a stagionare per 6 mesi nelle botti, poi viene travasato in barrique di rovere francese. Trascorso un anno all’interno delle barrique, il vino viene imbottigliato.
La famiglia Bianca ha installato moduli fotovoltaici per avere l’energia elettrica per la sua azienda, quindi dal punto di vista del consumo energetico gode di piena autonomia.
Raccomandiamo a tutti coloro che vanno alla ricerca di luoghi ameni e incontaminati, dove godere un momento di totale pace osservando la straordinaria bellezza del paesaggio, di visitare quest’azienda degustandone i suoi fragranti prodotti biologici.